Nell'intricato insieme di false notizie e depistaggi che caratterizza le lunghe, difficili e dolorose indagini riguardo alla scomparsa e all'uccisione di Giulio Regeni, sembra che il Governo italiano si sia assunto il non lodevole incarico di riuscire offensivo nei confronti della memoria di Giulio, e di chiunque chieda verità per il giovane dottorando ucciso in Egitto.
L’ultimo oltraggio viene dal Ministro degli Esteri Angelino Alfano, che nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato "Siamo convinti che il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi sia un interlocutore appassionato nella ricerca della verità", aggiungendo "Confidiamo che le parole di al Sisi spingano ancora di più l’apparato egiziano nella ricerca della verità" [1,2]. Affermazioni del genere lasciano allibiti: rappresentano, nella migliore delle ipotesi, una colossale dimostrazione di ignoranza sulla vicenda Regeni e, nella peggiore, una volontaria e colpevole mistificazione della realtà in favore di interessi economici e politici per i quali è conveniente mantenere buoni rapporti con l'Egitto.
È chiaro a chiunque abbia seguito anche solo marginalmente il caso Regeni che le autorità egiziane non hanno alcuna intenzione di trovare i responsabili della morte di Giulio: tutta la storia di queste indagini, dall'iniziale tentativo di confezionare una verità di comodo, al recente arresto dell'avvocato Ibrahim Metwaly, passando per l'infinita serie di prove negate alla procura italiana testimoniano la sprezzante volontà, da parte degli egiziani guidati da Al Sisi, di depistare e insabbiare il caso. Come se non bastasse, un report delle Nazioni Unite dello scorso luglio certifica l’utilizzo, da parte delle autorità egiziane, della tortura come mezzo per estorcere confessioni e delazioni [3].
È vero, talvolta dall'Egitto arrivano vaghe offerte di cooperazione con le autorità italiane, ma la prassi ha già smentito così tante volte questa presunta volontà di collaborare che le dichiarazioni del Ministro degli Esteri appaiono totalmente fuori luogo. Ci chiediamo, osservando queste esternazioni da parte di elementi di spicco del governo, se i vari inviti a ricordare Giulio non siano in realtà una posizione di comodo per sostenere la realpolitik degli interessi italiani in Egitto senza perdere la faccia.
In questa vicenda, l'unico appassionato ricercatore di verità è proprio Giulio Regeni, vittima del brutale regime di Al Sisi. La famiglia Regeni si impegna tutti i giorni, con un coraggio e una dignità straordinari, a chiedere Verità per Giulio: noi siamo al loro fianco e chiediamo al Governo di fare altrettanto. Per questo nelle prossime settimane rinnoveremo il nostro impegno costruendo delle iniziative nei diversi atenei in cui siamo presenti per chiedere ancora una volta, incessantemente, verità e giustizia per Giulio.
Fonti:
[1] Patrizio Gonnella, "Riecco il depistaggio dell’«appassionato» Al Sisi (e di Alfano)", il Manifesto, 10/11/2017
[2] Askanews, "Regeni, Alfano: Sisi interlocutore appassionato in ricerca verità", 9/11/2017
[3] 2017 Annual Report of the United Nations Committee against Torture
(l'immagine di apertura è tratta da una vignetta di Zerocalcare per Internazionale. Siamo a disposizione dei detentori dei diritti sull'immagine medesima per ogni obbligo di legge relativo al suo uso)
Pubblicato Ven, 10/11/2017 - 16:37
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