Smontiamo il delirio della Bernini

Negli ultimi giorni la Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha presentato pubblicamente il contenuto dell’ultima riforma della ricerca. Ecco la nostra smentita punto per punto alle sue uscite mediatiche. Quella della Bernini non è una «cassetta degli attrezzi», ma un kit per fare a fette la ricerca, peggiorando ancor di più le vite e il lavoro di ricercatrici e ricercatori.

Ma quale valorizzazione? Questa è una umiliazione!

La riforma Bernini arriva dopo un pesante taglio di risorse, esattamente il contrario della “valorizzazione”. Crea la figura del “professore usa e getta” e declassa gli attuali ricercatori ad “assistenti di ricerca”. Mantiene il contratto di ricerca della riforma del Governo Draghi, azzoppato, come strumento utilizzabile solo da colleghɜ esterɜ e vincitorɜ di bandi quali ERC e finanziamenti ingenti, in quanto in concorrenza con molteplici figure lavorative meno costose e più precarie. Oltre al danno (il taglio delle risorse e la precarizzazione delle figure), è arrivata anche la beffa: saremo assistenti delle ricerche che noi ideiamo e portiamo avanti.

Finalmente rettrici e rettori danno parere negativo ai tagli

Recentemente, il Ministero dell'Università e della Ricerca ha proposto significativi tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario degli atenei. Nonostante ciò, la Ministra Bernini ha successivamente negato l'autenticità del documento ufficiale, definendolo come il risultato di "indiscrezioni". Questa situazione ha scatenato una forte opposizione da parte delle associazioni studentesche, dell'ADI e della Conferenza dei Rettori e delle Rettrici (CRUI). La CRUI ha ora ufficialmente denunciato la mancanza di risorse finanziarie, sottolineando l'impossibilità per gli atenei di operare efficacemente. Fino ad oggi, il Ministero ha ignorato le proteste di studenti, professori e rettori. Si invita le università a reagire contro la gestione del MUR e della Ministra Bernini.

Il Governo dà parere contrario ai nostri diritti

Il 16 luglio 2024, gli/le Onorevoli Grimaldi, Piccolotti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Mari e Zaratti hanno fatto un intervento parlamentare per chiedere immediata attuazione della legge sul contratto di ricerca, a cui è stato dato parere contrario. L'opposizione chiedeva che venisse messa in atto la legge 79, con l'introduzione di un'unica figura del pre-ruolo. Il gruppo di lavoro istituito dal Ministero sta invece prefigurando una riforma in cui verranno introdotte sei figure precarie: il contratto di ricerca, un contratto di post-dottorato, l’assistente alla ricerca senior, l’assistente alla ricerca junior, il “professore aggiunto”, e infine il contratto per studenti. Un disegno inaccettabile, senza alcuna giustificazione. A cui noi ci opporremo in ogni modo.

Il Governo taglia 300 milioni all'Università

Il decreto 2024 sul FFO delle università introduce nuovi tagli: -190 milioni alla "quota base" e -100 milioni alla "quota premiale". La "quota di salvaguardia" viene invertita al -4%, consentendo riduzioni dei finanziamenti per singole università. Il budget complessivo scende da 9,2 miliardi nel 2023 a 9 miliardi nel 2024, con aumenti solo per gli incrementi salariali del personale. La Ministra Bernini e la Premier Meloni hanno ulteriormente ridotto il già limitato budget universitario, un fatto vergognoso rispetto ad altri paesi. Già nel 2023, il CUN e altri attori istituzionali avevano denunciato la carenza di risorse, aggravata dall'aumento dei costi. Le politiche di Bernini e Meloni rischiano di compromettere i bilanci delle università e il futuro del Paese.

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