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Con la sua dodicesima uscita, la campagna ADI di #lottotuttolanno è giunta ieri alla sua naturale conclusione. A partire dall’8 aprile 2019, ogni ottavo giorno del mese, alle otto del mattino, abbiamo pubblicato sui social una narrazione del rapporto tra identità di genere e mondo della ricerca. Lo abbiamo fatto cercando di cogliere le diverse angolazioni attraverso le quali tale intersezione è osservabile, presentando dati e propnendo riflessioni.
Nella nostra prima uscita, abbiamo raccontato la storia di Marie Curie, per immaginare insieme un mondo in cui le STEM non sono “materie da uomini”, nel tentativo di fornire modelli femminili di successo e ridurre l’auto-esclusione delle donne da questi settori. Nel mese di maggio, in concomitanza con la presentazione dell’VIII Indagine annuale ADI sul Dottorato e il Postdoc, abbiamo commentato i dati sulla distribuzione di genere rispetto alle tipologie contrattuali, evidenziando non solo il fatto che i contratti più precari presenti nell’ambito accademico sono ricoperti da donne, ma come questo possa rendere le donne maggiormente esposte a fenomeni di mobbing.
Nel mese dei Pride, abbiamo allargato lo sguardo al concetto di genere, a come questo venga percepito ancora in chiave dicotomica, e a come siano ancora del tutto marginali in Italia gli studi di genere. A luglio, abbiamo iniziato a occuparci di segregazione verticale, ovvero della scarsissima presenza di donne in posizioni apicali, descrivendo i dati attualmente a disposizione a livello nazionale ed europeo. Nel mese di agosto, ci siamo invece interrogati su cosa ci dice la ricerca sul divario di genere in accademia, scoprendo che uno dei fattori che pesano maggiormente sono gli stereotipi culturali. Il mese successivo, abbiamo quindi cercato di approfondire il concetto di stereotipo legato alle dinamiche di genere nell’accademia, presentando studi e riflessioni contenute nel rapporto UE “Mapping the maze: getting more women into research”.
A ottobre, abbiamo cercato di descrivere le principali misure politiche che a livello europeo sono state pensate per contrastare il divario di genere nella ricerca, parlando brevemente del Gender Equality Index, e del rapporto tra misurazione del fenomeno e contrasto del fenomeno attraverso politiche specifiche. Siamo poi tornati al contesto italiano, presentando le Linee Guide per il Bilancio di Genere negli Atenei italiani, pubblicato qualche mese prima dalla CRUI, proprio con l’intento di misurare e monitorare la distribuzione di genere in tutte le posizioni lavorative degli atenei italiani, non soltanto quelli accademici. A dicembre abbiamo poi ricordato Julia Robinson, tra le più importanti figure della matematica del XX secolo, in occasione del centenario della sua nascita, ricordando anche il suo impegno a favore di una maggiore presenza femminile all’interno delle scienze matematiche.
Abbiamo iniziato il 2020 proponendo una riflessione, rimasta aperta, sulla possibile utilità delle quote rosa quale strumento per contrastare il divario di genere nell’accademia; abbiamo descritto i principali risultati di uno studio scientifico sul tema pubblicato poco prima, che conclude auspicando l’introduzione di tali quote, e abbiamo lasciato la discussione aperta ai nostri lettori. Nel mese di febbraio, abbiamo riflettuto sulla violenza di genere, il grande tabù del dibattito sulla parità di genere in accademia, raccontando la (solitaria) esperienza del centro anti-violenza istituito dall’Università di Torino. Infine, abbiamo cercato di ricostruire la storia legata alla ricorrenza dell’otto marzo, mettendo in luce la nostra distanza rispetto alle letture stereotipate che di questa ricorrenza si fanno e che si sono ormai, purtroppo, radicate nella nostra cultura.
Con questa ultima uscita, si chiude un percorso di riflessione e di lotta iniziato con l’obiettivo di innalzare la consapevolezza nostra e delle nostre lettrici e lettori su questi temi. Se ne apre adesso un altro mirato a intervenire concretamente su alcuni dei fattori alla base della discriminazione di genere, proseguendo l’impegno concreto che l’ADI ha già dimostrato su questo fronte.
Tra questi, vogliamo preparare una nuova Guida ADI alla Genitorialità che andrà a sostituire e aggiornare la Guida ADI alla Maternità lanciata l’8 marzo 2018. Cercheremo di tenere dentro i diritti delle madri e dei padri, o delle due o più madri, o dei due o più padri, perché la lotta per la parità di genere significa garantire ai genitori il diritto di perseguire una professione, ma anche riconoscere loro il tempo e le risorse necessarie a svolgere appieno la propria funzione genitoriale indipendentemente dal loro genere.
Inoltre, approfondiremo la nostra collaborazione con i Centri Unici di Garanzia (CUG), per osservare l’applicazione dei Gender Equality Plans (GEP) e la protezione offerta alle persone in transizione di genere, per provare ad estendere l’esperimento anti-violenza di Torino. Continueremo a lottare per ampliare il welfare dei genitori precari della ricerca, dall’accesso agli asili nido delle università alle misure per i congedi parentali.
Perché per noi l’8 marzo è solo una data di un percorso quotidiano di rivendicazione contro ogni forma di discriminazione basata sul genere, in cui fare il punto su ciò che abbiamo fatto e di cosa resta da fare.
Per ricordare questa intenzione di quotidianità, pubblichiamo oggi, nella forma di un opuscolo, tutte le uscite su Facebook e su Twitter che hanno caratterizzato la campagna social annuale di #lottotuttolanno.
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Pubblicato Lun, 09/03/2020 - 14:16
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