Eurodoc, O’Neill: «Dalla cooperazione internazionale più forza per i nostri rappresentati»

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L’ADI intervista Gareth O’Neill, Presidente di Eurodoc, Consiglio Europeo dei dottorandi e dottori di ricerca. O’Neill commenta il recente cambio nome dell’ADI alla luce della crescente xenofobia che si sta diffondendo in molti Paesi europei ed illustra le iniziative e le modalità d’azione della federazione. Secondo il Presidente di Eurodoc, è solo lavorando insieme che le associazioni nazionali riescono a rafforzare la voce dei ricercatori che rappresentano anche a livello internazionale.

 

L’ADI ha approvato lo scorso dicembre un nuovo statuto e lo ha sottoposto all’attenzione di Eurodoc. Tra le novità introdotte, vi è l’esplicitazione del carattere antifascista dell’associazione, una scelta dovuta anche ai sentimenti di intolleranza che stanno crescendo non solo in Italia, ma anche in altri paesi europei. Il mondo accademico in Europa come sta reagendo?

Direi che gli accademici a livello collettivo non stanno esprimendo forti opinioni in merito allo sviluppo di forti polarizzazioni ed estremismi a cui stiamo assistendo in Europa. Quello che vediamo sono reazioni ai governi che interferiscono negativamente con le politiche universitarie e che sopprimono le prerogative di libertà e indipendenza delle Università. Questo tipo di prevaricazioni colpiscono particolarmente gli accademici che sono critici verso il loro governo e le politiche adottate dagli atenei e dai centri di ricerca che non si allineano all’ideologia politica delle forze di governo. Eurodoc supporta la libertà accademica e condanna ogni atteggiamento estremista.

 
A dicembre abbiamo anche deciso di cambiare il nostro nome da “Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani” a “Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia”. Questa decisione è nata dalla necessità di rendere ancora più palese che l’ADI rappresenta tutti i dottorandi e i dottori di ricerca in Italia, compresi gli stranieri che svolgono l’attività di ricerca nel nostro Paese. Per quanto riguarda invece i dottorandi e i dottori di ricerca italiani che lavorano in Europa, la rappresentanza è svolta grazie alla strettissima collaborazione con altre associazioni nazionali europee mediante la nostra delegazione di Eurodoc. Potresti chiarire in che modo i membri di Eurodoc costruiscono le politiche all’interno dei singoli Paesi Europei e collettivamente in Europa?

Le politiche delle associazioni nazionali che sono rappresentate in Eurodoc sono determinate democraticamente dai loro soci, dottorandi o postdoc, mediante indagini, conferenze, gruppi di lavoro e assemblee consultive. Le associazioni successivamente stabiliscono contatti con le maggiori rappresentanze nazionali (come ministeri, fondazioni scientifiche e associazioni universitarie). Le associazioni nazionali condividono queste politiche all’interno di Eurodoc per decidere le questioni chiave e le politiche di Eurodoc. In questo modo noi possiamo discutere le politiche condivise con i principali stakeholders a livello Europeo (includendo la Commissione Europea, Science Europe e l’Associazione Europea delle Università). Lavorando insieme, le nostre associazioni nazionali rafforzano la voce che i ricercatori all’inizio della propria carriera hanno in Europa.

 

L’Italia è il primo paese in Europa per la mobilità geografica dei dottorandi e dottori di ricerca e l’ADI si occupa anche di questo. Per questo motivo, comprendiamo la necessità di avere una rete internazionale di associazioni in rappresentanza dei ricercatori all’estero, non solo in Europa. Quali collaborazioni ha Eurodoc fuori dall’Europa?

La mobilità dei ricercatori è una questione chiave per Eurodoc. Siamo preoccupati non solo per la mobilità geografica (spostamento da un Paese a un altro), ma anche la mobilità intersettoriale (movimento verso altri settori lavorativi) e mobilità interdisciplinare (mobilità tra diverse discipline). È importante che i giovani ricercatori acquisiscano le giuste competenze ed esperienze per aspirare alla carriera sia accademica sia non accademica e che consenta anche spostamenti in altri paesi. I nostri soci lavorano in Europa, ma collaboriamo anche con stakeholders non europei. Questi ultimi comprendono organizzazioni che rappresentano i ricercatori (come la Global Young Academy) o le Università (ad esempio l’Associazione Internazionale delle Università) e i rappresentanti internazionali dei singoli Paesi (come le Nazioni Unite). Anche se noi svolgiamo la nostra azione di  rappresentanza in Europa, sappiamo bene che siamo connessi al resto del mondo dobbiamo giocarci un ruolo importante.
 
 

Le condizioni di lavoro di dottorandi e dottori di ricerca destano preoccupazione per svariati motivi, sia in italia che dentro e fuori dall’Europa. In particolare, i temi della salute psicologica  legata alla carriera accademica e dell’Open Access sono di scottante attualità. A tal proposito, ADI supporta le prese di posizione con cui nel 2018 e 2019 Eurodoc ha appoggiato plan S, proponendo al contempo modifiche alla sua implementazione.  Puoi spiegarci quali sono i prossimi passi che Eurodoc ha intenzione di portare avanti riguardo a questi argomenti?

Questi temi sono infatti dei temi rilevanti per i ricercatori ad inizio carriera. Noi desideriamo porre l’accento sul fatto che molti ricercatori sono costretti ad abbandonare la carriera accademica, ma non sono preparati ad affrontare la carriera non accademica. Noi supportiamo completamente l’Open Science (la cui aspirazione è quella di rendere pubblici i metodi di ricerca, i dati prodotti e garantire l’accesso alle pubblicazioni), ma notiamo delle resistenze da parte delle istituzioni che non premiano o favoriscono i ricercatori a produrre in Open Science. Inoltre, siamo profondamente preoccupati dal tabù che riguarda la salute psicologica all’interno dell’ambiente accademico, in cui è dimostrato da numerosi studi che esiste una percentuale molto alta di ricercatori stressati, ansiosi e perfino clinicamente depressi. Adesso, in Eurodoc stiamo sviluppando delle politiche su questi temi per migliorare la qualità della vita dei dottorandi e dottori di ricerca in Europa. Siamo sempre interessati a coinvolgere volontari interessati ad aiutarci nello sviluppare e discutere le politiche che riguardano i dottorandi e i dottori di ricerca in Europa. Siete interessati? Contattate l’ADI e collaborate con noi!