Competizione, omologazione, disuguaglianze: le contraddizioni della politica europea sulla Ricerca

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Il dottorato di ricerca, la desertificazione italiana e le contraddizioni delle politiche europee per la ricerca” è il titolo dell’accurato e dettagliato articolo firmato da Lucia Baldino, membro della segreteria nazionale di ADI - Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia, e Giuseppe Montalbano, ex segretario nazionale, appena pubblicato da RISE - Rivista Internazionale di Studi Europei.

La pubblicazione è liberamente scaricabile sul sito edlupt.eu (clicca qui).

 

Riportiamo di seguito l’abstract dell’articolo:

Le condizioni di vita e le prospettive di lavoro dei dottorandi di ricerca risultano tanto ibride e variegate nel contesto europeo, da costituire un punto di vista privilegiato per indagare la frammentazione dei sistemi dell’università e ricerca nel Continente, unitamente alle politiche dell’Unione per la promozione della ricerca. Secondo l’ADI, solo il 9,5% dei dottori di ricerca in Italia riuscirà ad accedere a una posizione strutturata nell’università anche dopo 12 anni di contratti precari. Nel 2017, la percentuale di PIL dedicata a R&S nel bel Paese si fermava allo 0,50%, al di sotto della media europea (0,65%). Questa mancanza di investimenti ha favorito anche la cosiddetta fuga di cervelli: si stimano circa 30mila ricercatori in meno nel decennio 2010-2020. Il sottoinvestimento italiano e le contraddizioni delle politiche europee negli ambiti della ricerca costituiscono dunque due facce della stessa medaglia. Entrambe concorrono a un modello disfunzionale di sviluppo che lega la ricerca a un sistema di “libero mercato” che spinge all’oligopolio di élite “eccellenti” sempre più ristrette nella desertificazione crescente del più ampio “ecosistema” della ricerca, all’impoverimento di intere aree geografiche e settori disciplinari, alla cristallizzazione di un mainstream a scapito di una pluralità della ricerca scientifica. Un problema che ha caratteristiche e peculiarità legate al contesto italiano, ma che non può essere compreso a fondo se non nel quadro di un approccio europeo che contribuisce a rafforzarne gli aspetti più deteriori.

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