Patrick Zaki ancora in carcere ed esposto ai rischi del Coronavirus

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A causa dell’emergenza Covid-19 non si conosce ad oggi la data dell’udienza - inizialmente prevista per il 21 marzo - sull’eventuale prolungamento della sua detenzione e, fino ad allora, Patrick Zaki resterà in carcere. Come se ciò non bastasse, le condizioni invivibili delle carceri egiziane rendono il ricercatore, soggetto asmatico, anche più esposto ai rischi che comporta contrarre il SARS-CoV-2.

 

Da quasi due mesi ormai il ricercatore egiziano Patrick Zaki si trova in stato di detenzione preventiva nel carcere di Tora, ad Il Cairo, e le più recenti notizie provenienti dal regime non sono affatto rassicuranti. 

La  drammatica vicenda di Patrick comincia la mattina del 7 febbraio quando l'attivista e ricercatore egiziano, proveniente proprio dall’Università di Bologna, viene arrestato in Egitto  dall’Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) con l’accusa di promozione di proteste non autorizzate, disturbo della sicurezza, terrorismo e violenza. Da diverse fonti oggi sappiamo che nelle 17 ore consecutive al suo arresto, Patrick è stato interrogato, bendato e ammanettato. I suoi avvocati hanno riferito addirittura di torture con scosse elettriche. 

A causa dell’emergenza da Covid-19 non si conosce ad oggi la data dell’udienza - inizialmente prevista per il 21 marzo -  per l’eventuale prolungamento della sua detenzione e, fino ad allora, Patrick resterà dunque in carcere. Come se ciò non bastasse, le condizioni invivibili delle carceri egiziane - accusate dalle organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani di non garantire neanche le più basilari norme igienico-sanitarie - rendono Patrick, soggetto asmatico, più esposto ai rischi che comporta contrarre il SARS-CoV-2. 

Il 18 marzo scorso scorso, inoltre, quattro donne sono state arrestate in Egitto proprio per aver organizzato una protesta sulle condizioni dei detenuti nelle carceri del regime. Tra di loro vi è anche Rabad al Mahdi, la professoressa che ha svolto il ruolo di tutor dal Cairo per Giulio Regeni.

L’ADI è da anni in prima linea nella campagna Verità e Giustizia per Giulio e sin da subito ha aderito anche alla campagna #FreePatrick. Proprio dal sito dottorato.it, nelle ore immediatamente successive all’arresto di Patrick, è stato infatti  lanciato l’appello Verità e Giustizia: per Patrick, per Giulio, per tutt* noi!, poi ripreso anche da The Guardian,  firmato insieme alla legale della famiglia Regeni Alessandra Ballerini, agli student* del Master GEMMA di Bologna e LINK. 

Le notizie più recenti provenienti dall’Egitto, le complicazioni dovute alla situazione emergenziale legata a Covid-19 ed il prolungamento dell’ingiusta detenzione di Patrick non fanno che aumentare la nostra indignazione. Chiediamo ancora una volta al Governo di inserire l’Egitto nella lista dei Paesi non sicuri e di richiamare l’ambasciatore italiano