Vero filo conduttore della nostra azione in CNSU e CUN, è stato il pieno riconoscimento del dottorando come “ricercatore in formazione” (early stage researcher), in base alla definizione offerta dalla Carta Europea dei Ricercatori. La Carta afferma un principio guida che conduce al riconoscimento del dottorando come lavoratore, come figura ibrida in grado di tenere assieme gli aspetti della formazione e dell’esercizio della ricerca. La Carta diviene così un’importante leva per l’innalzamento delle tutele e dei livelli retributivi per tutti i dottorandi. Essa stabilisce che «tutti i ricercatori che hanno abbracciato la carriera di ricercatore devono essere riconosciuti come professionisti ed essere trattati di conseguenza. Si dovrebbe cominciare nella fase iniziale della carriera, ossia subito dopo la laurea, indipendentemente dalla classificazione a livello nazionale (ad esempio, impiegato, studente post-laurea, dottorando, titolare di dottorato-borsista, funzionario pubblico)» (p. 17, corsivo nostro).
Essere trattati di conseguenza significa, per noi, far uscire il dottorando dal limbo in cui storicamente si trova e in cui il DM 45/2013 lo ha condannato a restare: studente quando si tratta di non riconoscergli l’attività e il lavoro di ricerca da lui svolto; lavoratore quando si tratta di attribuirgli mansioni di didattica, tutoraggio, progettazione e ricerca in laboratorio, sul campo o in corsia d’ospedale.
Punto qualificante del programma dell’ADI è dunque quello di proteggere e valorizzare la natura “ibrida” del dottorato, trasformandone lo status giuridico e passando dalla borsa a un “contratto a causa mista” (ad esempio nella forma del contratto di alto apprendistato, già diffuso nei nostri corsi di dottorato). Questa importante trasformazione comporterebbe miglioramenti come l’aumento della retribuzione, l’estensione delle tutele previdenziali e di welfare - come l’indennità di disoccupazione (vedi “Estendere l’indennità di disoccupazione “DIS-COLL” ai dottorandi) –, l’eliminazione di tasse di iscrizione e di frequenza per il dottorato e il definitivo superamento del dottorato senza borsa.
Cosa abbiamo fatto
La piena applicazione della Carta europea dei ricercatori è stata oggetto di una delle prime mozioni che abbiamo presentato e che è stata adottata a maggioranza, con cui abbiamo chiesto al MIUR l’avvio di un percorso sulle “modalità dell'applicazione della Carta europea al sistema universitario e a tutti gli enti di ricerca”, indicando come prima misura concreta l’impegno “a determinare l'eliminazione delle tasse di iscrizione e frequenza per tutti i dottorandi delle università italiane”. La richiesta di riconoscere i dottorandi come “ricercatori in formazione” ha ricevuto un primo importante riscontro nel documento del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) sui criteri di accreditamento del dottorato, in cui il dottorato viene definito come “terzo ciclo della formazione superiore e primo stadio dell’attività di ricerca […] riconoscendogli un ruolo strategico nell’alta formazione delle giovani generazioni e nello sviluppo del Paese” (CUN 2014, p. 3). Abbiamo quindi posto le basi per un pieno riconoscimento del dottorando come lavoratore. Allo stesso tempo, nel corso di questi anni abbiamo strappato alcune conquiste significative e lanciato vertenze ancora in corso – vedi le restanti sezioni del documento – con l’obiettivo di costruire, un pezzo alla volta, le basi per costruire il dottorato che vogliamo. Ma il lavoro da fare è ancora tanto.
Cosa vogliamo fare
Le opposizioni a un cambiamento radicale dello status giuridico del dottorando rimangono forti, sia presso la burocrazia ministeriale e sia in seno alla comunità accademica. Tale trasformazione sarebbe infatti onerosa in termini di risorse e creerebbe una nuova schiera di soggetti pienamente legittimati nelle nostre università. Anche all’interno del CUN numerose sono state le voci contrarie a un pieno riconoscimento del dottorando come soggetto di formazione e allo stesso tempo lavoratore della conoscenza (specie tra i professori ordinari e associati). Per questo è necessario proseguire il lavoro iniziato in CNSU e CUN avviando al più presto quel tavolo di confronto sull’applicazione della Carta europea dei ricercatori che il MIUR finora non ci ha concesso.