Bloccato il ddl Bernini, ora no a mercanteggiamenti: servono un piano straordinario contro la precarietà e finanziamenti agli atenei

Comunicato degli Stati di agitazione dell’Università

Secondo quanto riportano alcuni media, la ministra dell’università Anna Maria Bernini, incontrando l’assemblea della Crui, avrebbe annunciato la sospensione dell’esame del ddl sul precariato universitario in seguito alle proteste di questi mesi e ai ricorsi in sede europea presentati da Flc-Cgil e Adi.
Si tratta di una vittoria importantissima per il movimento che da mesi si oppone al disegno di ulteriore precarizzazione del lavoro universitario portato avanti dal governo attraverso il disegno di legge. Reintrodurre sotto un altro nome l’assegno di ricerca, forma di post-doc precario, sottopagato e privo di tutele senza eguali in Europa, sarebbe stato un colpo fortissimo alle migliaia di ricercatori e ricercatrici che lavorano nelle università con contratti precari. La scelta della ministra segnala che le nostre proteste hanno colpito nel segno.
Ora il governo dev’essere conseguente e mettere sul campo risorse adeguate per finanziare i nuovi contratti di ricerca, una figura di post-doc precaria che garantisce la minima dignità del lavoro di ricerca. I 37,5 milioni di euro annunciati equivalgono a 5 contratti per ateneo. Servono almeno 200 milioni di euro. Il costo dei nuovi contratti non può essere sulle spalle dei bilanci degli atenei, già gravati dai tagli, ma deve vedere un impegno diretto da parte del governo, anche utilizzando le maggiori risorse che la tassazione dei contratti fornirà rispetto ai vecchi assegni di ricerca. Serve inoltre un piano straordinario di reclutamento che dia una prospettiva di stabilizzazione alle decine di migliaia di precari e precarie che lavorano negli atenei e assicuri la regolarità del reclutamento e del turnover negli anni a venire.
Sorprende che la Crui, invece di cogliere l’occasione per richiedere le risorse necessarie al governo, abbia preferito chiedere alla ministra di tornare sui suoi passi e rilanciare il ddl. Davvero i rettori, ignorando le prese di posizioni degli organi collegiali di molti dei loro stessi atenei, scelgono di mercanteggiare sulla pelle dei precari per scaricare su di loro l’onere dei tagli, invece di fare fronte comune per dare un futuro all’università?
È il momento di invertire la rotta rispetto a tagli e precarizzazione e di scegliere di investire davvero sulla ricerca, sulla didattica, sul futuro. Facciamo appello a tutte le componenti della comunità accademica perché si facciano sentire: le mobilitazioni di questi mesi sono servite, continuiamo a far sentire la nostra voce.

Stati di agitazione dell’Università