Precari della ricerca e dottorandi ancora invisibili per il governo. A quasi due anni di distanza dall’inizio della campagna #perchénoino, con cui ADI e FLC-CGIL hanno denunciato la mancanza di qualsiasi ammortizzatore sociale per dottorandi, borsisti e assegnisti, il governo non ha ancora ritenuto di eliminare quella che è una gravissima discriminazione verso i precari della ricerca. Nel decreto “Milleproroghe” 2017 (DL 244/2016), anzi, assistiamo alla clamorosa beffa del mancato rinnovo della DIS-COLL, l’unico sussidio di disoccupazione riservato ai titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa o a progetto ma negato alle figure precarie della ricerca. La DIS-COLL, dunque, senza interventi correttivi alla legge milleproroghe non solo non verrà estesa ad assegnisti, dottorandi e borsisti, ma verrà meno per tutti. Nel corso del 2017, intanto, migliaia di colleghi vedranno chiudersi ogni possibilità di proroga del contratto di assegno di ricerca, che in base alla legge Gelmini non può durare più di sei anni. In questo modo migliaia di ricercatori, allo scadere del loro assegno, si ritroveranno senza alcun sostegno di disoccupazione dopo aver lavorato per anni e aver regolarmente versato i contributi all’INPS.
Dottorandi e assegnisti di ricerca continuano a rappresentare un paradosso dell’ordinamento italiano per le prime fasi della carriera accademica. Secondo la Carta Europea dei Ricercatori - sottoscritta anche dal nostro paese - andrebbero riconosciuti come professionisti ad alto livello di formazione. Per il governo, tuttavia, non sono nemmeno lavoratori. E non godono, quindi, nemmeno di quelle tutele minime previste per tutti i lavoratori precari. Alla Carta Europea dei Ricercatori, che sollecita equità di trattamento - anche previdenziale e di prestazioni sociali - per tutti i ricercatori, compresi quelli che sono nella fase iniziale della propria carriera, si contrappone infatti l’interpretazione del Ministero del Lavoro guidato da Giuliano Poletti, che nega ai precari della ricerca la dignità di lavoratori.
Con la campagna #perchénoino, ADI e FLC-CGIL hanno affermato la dignità del lavoro di assegnisti di ricerca, dottorandi e borsisti - che costituiscono ormai più del 50% del personale impiegato in ricerca nelle università italiane - promuovendo numerose iniziative di mobilitazione sul tema e raccogliendo 9.700 firme a sostegno del riconoscimento della DIS-COLL.
Il mancato rifinanziamento della DIS-COLL a partire dal 2017, la scadenza della prorogabilità degli assegni di ricerca, contestualmente all’entrata in vigore del Jobs Act (in base al quale non sarà più possibile stipulare contratti di collaborazione coordinata e continuativa), rendono più urgente che mai la necessità di garantire una forma di ammortizzatore sociale a dottorandi, assegnisti e borsisti di ricerca, che pure versano regolarmente i loro contributi in Gestione Separata INPS e che vedranno l’aliquota contributiva salire al 32,72% nel 2017 e al 33,72% nel 2018.
Chiediamo quindi al governo la conferma dell’istituto della DIS-COLL e la sua estensione a tutte le figure impegnate nella ricerca, dai dottorandi agli assegnisti. Questa è la premessa necessaria ad un profondo ripensamento di questi stessi contratti, con l’applicazione concreta della Carta Europea dei Ricercatori, che porti all’estensione dei diritti dei ricercatori e al contrasto della precarietà nell’università e negli enti di ricerca.
L’assenza di diritti non è più prorogabile!
Pubblicato Ven, 20/01/2017 - 10:48
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