Il 13 settembre il MIUR ha pubblicato sul proprio sito le tabelle di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario. Le tabelle dividono il finanziamento pubblico all’Università tra i vari atenei italiani, disegnando un quadro molto preoccupante circa lo stato della ricerca nel nostro paese.
Le risorse complessive
Le risorse complessive disponibili sono € 6.981 milioni, un leggero aumento rispetto all’anno precedente (meno del’1%), dovuto all’introduzione delle risorse necessarie a coprire la no tax area, introdotta nell’ultima finanziaria per esentare gli studenti con ISEE minore di €13.000 e a impegni di spesa specifici.
La stangata
Il decreto stabilisce un incremento della quota premiale (+7%) a fronte di una riduzione della quota base (-2,8%) e della quota perequativa (-25%). Nel complesso, queste voci vengono ridotte di circa €81 mln di euro (-1,27%). La logica di questa distribuzione delle risorse è evidente: dirottare risorse un tempo previste per tutto il sistema universitario agli atenei definiti “meritevoli” in base ai discutibili criteri della VQR. Come denunciamo da anni, il ministero continua a perseguire una politica dannosa per il sistema universitario italiano.
Borse post-lauream
Cosa succede ai fondi destinati agli interventi per gli studenti e alle borse post lauream? Come rilevato dal parere CUN, che rispecchia da vicino la posizione di ADI, “La decurtazione delle risorse complessive destinate a questa finalità, considerato che esse includono i 5 milioni di euro previsti dalla legge 232/2016 per l’orientamento pre-universitario, rappresenta un elemento di allarme di cui si dovrebbe tenere debitamente conto al fine di una rimodulazione delle assegnazioni.”
Nel fondo relativo alle borse post-lauream, previsto all’art.8 comma a del DM 610/2017, vengono esplicitamente indicati gli assegni di ricerca (in una quota non superiore al 10% del fondo). Tuttavia i criteri proposti per la ripartizione del fondo all’allegato 3 si riferiscono esclusivamente alla valutazione dei dottorati di ricerca attivati nelle università italiane, che non sono sovrapponibili, per tipologia e funzionamento, agli assegni di ricerca. Questa incongruenza nell’assegnazione del fondo per le borse post-lauream è stata rilevata dall’ADI per la prima volta nel decreto di ripartizione del FFO 2014, e da allora mai sanata dal MIUR.
ADI non può infine esimersi dal rilevare l’assenza di un consistente investimento che possa garantire migliori condizioni di lavoro e di vita ai dottorandi e agli assegnisti di ricerca.
L’allegato 3
L’allegato 3 del DM 610/2017 propone i criteri per la ripartizione del fondo per le borse post-lauream. I criteri non differiscono da quelli usati nel ripartizione del FFO 2016, se si eccettua il passaggio agli indicatori della VQR 2011/2014. Permangono dunque le critiche che, già negli scorsi anni, ADI ha avanzato sull’uso molto discutibile di criteri desueti e inadatti alla valutazione di strutture diverse da atenei e dipartimenti.
Un ulteriore elemento di difformità è rappresentato dall’aumento del peso (dal 40% al 50%) dell’indicatore relativo alla “Qualità della ricerca svolta dai membri del collegio dei docenti” del corso di dottorato. A farne le spese è il criterio relativo all’attrattività del dottorato, che passa da un peso del 20% a uno del 10%. Aumenta così il peso di un indicatore che già nel 2014 avevamo criticato per le “gravi e preoccupanti lacune in ordine alla capacità di fornire una rappresentazione aggiornata e completa della qualità della ricerca espressa dai collegi di dottorato”.
Il giudizio dell’ADI
L’ADI esprime forte preoccupazione, come già fatto in CUN, per l’esiguità delle risorse disponibili.
In particolare, le tabelle dimostrano ancora una volta stanziamenti del tutto insufficienti per far fronte al problema del reclutamento. Come evidenziato in precedenza, infatti, è necessario un massiccio investimento pubblico non solo per permettere a migliaia di precari meritevoli di procedere nella carriera, ma anche per la sopravvivenza stessa del sistema universitario, ora in forte sofferenza anche a causa della sempre maggiore esiguità dei docenti. Sulla base delle dichiarazioni del ministro, auspicavamo un intervento più netto e coraggioso sui fondi destinati al reclutamento: per questa ragione la ripartizione dell'FFO risulta essere, purtroppo, l'ennesima occasione sprecata. Non crediamo, peraltro, che quest'assenza di risorse dipenda solo da una difficoltà economica di sistema: pensiamo piuttosto, come già diciamo da tempo, che manchi la volontà politica di assumersi l'onere di compiere un passaggio complesso, ma doveroso, per sconfiggere la piaga del precariato accademico.
Pubblicato Ven, 15/09/2017 - 10:14
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