Il 15 ottobre scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato una serie di decreti che definiscono il quadro della Legge di Bilancio 2019. Poiché il contenuto effettivo delle misure non è ancora noto, il giudizio di ADI sulla manovra rimane sospeso. Proviamo tuttavia a guardare insieme cosa dottorandi, dottori di ricerca, assegnisti e ricercatori precari possono aspettarsi dalla manovra finanziaria.
Il primo decreto legge approvato dal Governo ha preso il nome di “Disposizioni urgenti per la deburocratizzazione, la tutela della salute, le politiche attive del lavoro e altre esigenze indifferibili”.
Le misure più interessanti di questo decreto sono quelle che potrebbero contribuire ad una valorizzazione del dottorato di ricerca nel settore privato. In particolare è prevista una “riduzione degli oneri per le start-up, le piccole e medie imprese innovative e gli incubatori”, provvedimento a cui si aggiungono “esenzioni in materia di invenzioni dei ricercatori delle università e degli enti pubblici di ricerca”. Entrambe le misure sono state richieste da ADI nella propria proposta di valorizzazione del dottorato nelle imprese, e ci auguriamo possano prevedere provvedimenti specifici per dottorandi e dottori di ricerca.
Allo stesso modo, nel medesimo documento ADI chiedeva il sostegno alla ricerca applicata attraverso la Cassa Depositi e Prestiti: una misura che il governo ha fatto propria con misure a supporto dei fondi di venture capital, limitandola però alle startup innovative nel settore delle blockchain. Ci auguriamo che questo limite cada e che questo tipo di fondi sia utilizzabile da tutte le startup innovative, ribadendo allo stesso tempo la necessità di un ambizioso piano di investimenti pubblici che vadano a finanziare direttamente la ricerca e l’innovazione.
Infine, si cita la volontà di giungere ad una “semplificazione della gestione separata”, alla quale sono assoggettati sia i dottorandi che gli assegnisti di ricerca. Su questo provvedimento rimaniamo in attesa di ulteriori dettagli.
Nel decreto legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019 - 2021” sono contenuti ulteriori provvedimenti di forte interesse per la nostra categoria.
Il più importante riguarda senza dubbio il “taglio dal 24 % al 15 % dell’Ires sugli utili reinvestiti per ricerca e sviluppo, macchinari e per garantire assunzioni stabili”. In attesa dei dettagli del provvedimento, ADI ribadisce che gli incentivi di tipo economico e fiscale funzionali all’inserimento di dottori di ricerca nelle imprese dovrebbero essere mirati ad assunzioni stabili su mansioni in linea con un alto profilo di formazione e ricerca, garantendo uno stretto controllo sull’implementazione dei progetti di ricerca. La nostra convinzione è che il focus di tali incentivi debba essere quello di indirizzare le imprese all’innovazione e alla ricerca, creando un canale stabile per l’ingresso dei dottori di ricerca nel mondo del lavoro; vanno invece evitati vantaggi fiscali di corto raggio, utili solo a ridurre il peso dell’investimento sul personale. In questo senso, è necessario agire anche sul fronte dei tirocini, degli stage e delle varie categorie di contratti a tempo determinato, finalizzando alcuni di essi all’assunzione dei dottori di ricerca da parte delle imprese, come proponiamo nella piattaforma elaborata insieme a Find Your Doctor, startup innovativa attiva nel placement dei dottori di ricerca.
Vi è poi un rilancio degli investimenti pubblici pari a 15 miliardi di euro in 3 anni, parzialmente dedicato all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie. Senza conoscere i saldi dedicati a ricerca e sviluppo, e le modalità con cui i ricercatori potranno accedere ai fondi, non è possibile al momento commentare questa misura.
Per quanto riguarda i 500 milioni di euro stanziati per l’assunzione di personale della pubblica amministrazione, torniamo a chiedere al Governo maggiore attenzione per i dottori di ricerca, facilitando l’inserimento di personale altamente qualificato nelle fila della PA. ADI ha già presentato al Ministero della Funzione Pubblica precise proposte in merito: chiediamo che siano attentamente considerate proprio in vista dell’investimento previsto nella Legge di Bilancio.
Per quanto riguarda la riforma dei centri per l’impiego (a quanto pare a valere su una riduzione delle spese militari, che accogliamo con favore), chiediamo altresì che siano riformati in modo da prevedere canali specifici dedicati ai dottori di ricerca. Gli uffici specializzati per l’impiego dei dottori di ricerca dovrebbero coordinarsi con banche dati e strutture di job-matching organizzate a livello nazionale.
Interessante è la previsione di sgravi per chi assume “manager dell’innovazione” altamente qualificati, già parte del pacchetto di proposte formulate ad inizio luglio da ADI: ci auguriamo che il dottorato di ricerca costituisca attestazione sufficiente per l’alta qualificazione. Chiediamo inoltre al governo che nel provvedimento si faccia esplicito riferimento, come condizioni necessarie per accedere agli sgravi, ad una contrattualizzazione a tempo indeterminato, a una retribuzione congrua per i neo-assunti, e a mansioni in linea con le competenze e la professionalità dei dottori di ricerca.
C’è ancora molta confusione riguardo l’abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina. ADI ritiene che l'abolizione del numero chiuso vada estesa a tutte le facoltà, e che sia assolutamente necessario accompagnarla ad un serio piano di investimenti sulla formazione universitaria, con un corrispondente incremento del numero delle borse di dottorato.
ADI esprime soddisfazione sull’assunzione di “553 unità di personale docente per le esigenze delle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM)”, pesantemente sottodimensionate.
Sul fronte del reclutamento universitario, al contrario, niente di nuovo all’orizzonte. Non sono previste misure e risorse atte a superare la piaga del dottorato senza borsa, delle tasse sui dottorandi, ne a migliorare le condizioni di vita e lavoro delle molte figure precarie degli atenei. Nel comunicato stampa del CdM si fa invece riferimento a una misura che preveda l’accantonamento di una quota pari al 10 per cento del budget assunzionale per il reclutamento di docenti di prima fascia, cui potrebbero concorrere i soli docenti di seconda fascia in servizio a tempo indeterminato da almeno tre anni accademici. Per quanto la costante riduzione del numero dei professori ordinari sia un’emergenza da noi più volte segnalata, limitare i vincoli assunzionali per i passaggi di fascia da associati a ordinari, senza prevedere nulla per il reclutamento di RTDb, significa voltare le spalle ai precari della ricerca. Chiediamo che siano previste quote di accantonamento specifiche per il reclutamento di nuovo personale strutturato, unitamente a un piano pluriennale di assunzioni per permetta al sistema universitario di sopravvivere e a migliaia di colleghi di poter avere un futuro. I ricercatori universitari di questo Paese non sono più disposti ad aspettare.
Pubblicato Mar, 16/10/2018 - 16:40
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