Le dimissioni di Fioramonti: un'occasione per guardare alla Luna e non al dito

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Prendiamo atto della notizia delle dimissioni di Lorenzo Fioramonti dal suo incarico di ministro dell'Istruzione, avvenuto in seguito all'approvazione di una Legge di Bilancio che riserva un pugno di mosche in termini di risorse per il sistema formativo nella sua interezza, tanto per quanto riguarda il comparto scolastico, quanto per quello universitario e della ricerca.

Pur apprezzando la coerenza del suo gesto, che fa seguito ai proclami con cui era stato annunciato nel corso dei mesi, riteniamo che il dibattito di queste ore non colga il nodo centrale del problema.

Non pensiamo infatti sia interessante esprimere o meno un giudizio sull'operato di un Ministro che ha governato per pochi mesi: lasciamo ad altri le interpretazioni su queste dimissioni come gesto eroico di dignità o come fuga dalle responsabilità che l'incarico impone. Quello su cui ci interessa porre l'attenzione è invece il totale disinvestimento di questo governo, come del resto tutti quelli che lo hanno preceduto, sul comparto Istruzione nella sua interezza. A queste condizioni, chiunque sia il prossimo Ministro, non ci sarà nessuno spazio per invertire la rotta rispetto a un percorso che ormai sembra segnato. Nessuno dei governi che si sono susseguiti infatti ha fatto quanto necessario per superare la Legge Gelmini, di cui continuiamo a osservare i tragici effetti a distanza di dieci anni. 

Senza una chiara intenzione di investire seriamente tutte le risorse necessarie per mettere in sicurezza e rilanciare il sistema Istruzione, al Ministero potremo osservare grandi statisti o politici abietti, ma nessun risultato sarà realmente conseguibile. Abbiamo bisogno di un sistema formativo che sia realmente motore dello sviluppo del Paese ma ancora prima delle persone che lo attraversano: per costruirlo, sia chiaro a ogni ministro e a ogni governo, servono risorse.